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Manuela con i bambini di Fier
Non posso non considerare il QSM una sorta di oasi nel deserto, lo è stata da subito per me che sono pochi giorni che vivo qui, ma lo è soprattutto per quei ragazzi che aspettano tutti i pomeriggi l'apertura del cancello, io poi ne ho una visione assolutamente ridotta a quello che succede qui dentro nei mesi estivi.
Osservando i giovani che animano i campi sportivi e i prati del Centro sembra a volte di perdere un pò il contatto con la realtà esterna, giocando con loro, scambiando le poche battute in un albanese che sono riuscita ad imparare misto ad inglese e gesti o parole scritte su fogli stropicciati che ormai conservo come reliquie, si confondono un po’ i piani, i punti di vista. Sembra di essere in un qualsiasi luogo di ritrovo per ragazzi a svolgere attività, giochi, tornei sportivi a socializzare a scherzare e conoscersi.
E' a quel punto che spesso mi tornano in mente le vostre parole: "...cerca di uscire, più che puoi con chiunque abbia qualcosa da fare all'esterno...". Allora tutto ritorna chiaro in mente. La realtà esterna è altro, è ancora tanto cammino da fare, è lì vorresti fare qualcosa di concreto e ti chiedi: "...ma come è possibile che non si sbrighino ad andare avanti, a crescere, a ricostruire, a migliorare a ripulire?".
Avresti fretta, voresti velocizzare, quasi come se ti sentissi in colpa di avere tu, a casa tua, così poco distante, tanto di più. Non è facile credere a quelo che si vede a Durazzo, ad esempio, la strada principale piena di locali simile alle tipiche strade delle località del litorale Adriatico, poi, poche traverse più in là si arriva alla campagna del dopoguerra italiano, con la distesa di fango bonificato su cui sorge la Chiesa di legno dove i bambini recitano le preghiere seguiti dalla suorina kosovara dagli occhi dolcissimi ... è incredibile ... così come la Messa nel bunker del villaggio alla periferia di Fier, dove ritrovi i piccoli della Parrocchia visti al Centro per le giornate di attività insieme, mi ero chiesta da dove venissero tutti così puliti e pettinati?
E ancora si riferma tutto, ancora si confondono le idee. Si organizza la visita al villaggio Rom, (ancora non ho capito bene come si scrivono questi luoghi, ma vi assicuro che mi sono rimasti impressi: Driza ? Embrostar ?) Ecco qui di nuovo ritorni ad osservare a riflettere, a guardarti intorno con stupore, fai confronti. Anzi che questi gruppi Rom vivono in casette in muratura ... alcune molto curate, pulite, alcune meno, ma non sono le roulotte di certi campi nomadi di Roma (ma questo lo dico per visto da molto lontano, se non alla tv), chi ha mai avvicinato un campo nomade così a Roma?!?
Comunque le cose si stravolgono ancora, i piccoli dei villaggi si avvicinano, riconoscono Cristina chiedono di Enza, salutano Ndue e non si fermano lì, mi vengono incontro, mi guardano curiosi, le bambine di più, Caterina, Sara, Giorgina e poi la mamma di Andy parla italiano, e anche altre donne sono desiderose di parlare di raccontare, e questo è solo il primo approccio ...
Poi quando ritorni in questi villaggi le parole diventano abbracci, mani che ti stringono, bocche che pronunciano il tuo nome e tu sei lì in mezzo a loro e ci parli, manco tu sai come, ma alla fine capisci e loro si fanno capire in tutti i modi, questo è miracolo, è qualcosa di incredibile, condividere momenti di gioco, ascoltare le loro poesie, ballare insieme la loro musica ...
Il ritorno al Qendra è ancora più strano, lì sembra tutto pulito e ordinato e dinuovo le realtà si confondono, quando, poi, i piccoli dei villaggi vengono al QSM, allora la "confusione" è totale ...
E' un concetto particolare di "confusione", è più un confronto interiore tra me, me e le realtà che mi circondano.
Credo di essere arrivata un pò troppo lontano con le considerazioni, nel senso che avrei ancora molto da dire, ma forse, per ora, è meglio fermarsi, continuare a metabolizzare, soprattuto perché mi rivolgo a voi che tutto questo l'hai visto nascere.
Grazie per l'attenzione e perdonate il tempo rubato.