Un mese è passato dall’arrivo dei Volontari in Servizio Civile in Sierra Leone. Emozioni, attese e scoperte si accavallano nel racconto di Micol Cannella, una dei quattro giovani partiti con l’ENGIM internazionale per trascorrere un anno nel Paese africano.
La prima settimana del mese è stata dedicata alla preparazione della partenza. Insieme agli altri 3 volontari (Lavinia, Marco e Angelo) e all’OLP (Stefano) siamo partiti giovedì 8 marzo per Freetown, dove siamo atterrati in serata. Dopo un viaggio di quasi due ore e mezza dall’aeroporto di Lungi, abbiamo raggiunto ormai con il buio la missione dei Padri a Lunsar.
Da questo momento in poi inizia il difficile. Premetto che non sarà facile scrivere questa relazione, cercando di condensare in poco spazio (spero per voi che leggete!) le impressioni, le riflessioni, e il lavoro svolto nel mese più complesso che io abbia mai vissuto. Gli aspetti prettamente lavorativi si mischieranno a riflessioni più personali, e ciò probabilmente renderà questa relazione molto soggettiva.
Come c’era stato detto, l’impatto all’arrivo è stato forte. Strade sterrate di terra rossa, capanne lungo i bordi, nessuna illuminazione ma tante persone sedute fuori che parlano e mangiano per terra. Clima tropicale, l’umidità fa alzare una nebbiolina che avvolge la foresta e la luna. Vegetazione che non conosciamo, rumori forti di animali, le persone parlano una lingua che non comprendiamo.
Parlerò sempre al plurale perché finora tutte le attività sono state vissute da noi quattro volontari insieme o a coppie, dal momento che Marco e Angelo si sono spostati a Kissy. I primi giorni sono stati dedicati a conoscere un po’ l’ambiente circostante, con calma, per adattarci al cibo e al clima. Abbiamo da subito incontrato Padre Maurizio che un mattino, passando per Lunsar, ci ha portati a visitare una scuola per sordomuti a Makeni gestita da suore salesiane e le case di alcuni ragazzi mutilati, aiutati e assistiti in passato dai giuseppini.Durante la prima settimana di permanenza ci siamo occupati della pulizia e sistemazione della casa dove inizialmente dormivano i ragazzi, e soprattutto della stanza all’interno della missione in cui abbiamo predisposto l’ufficio ENGIM. La stanza è stata sgomberata, pulita, imbiancata e allestita con 2 scrivanie, computer, stampanti e materiale vario per ufficio. È stata ripresa e consultata la documentazione ENGIM e SAD relativa al periodo precedente al nostro arrivo e ordinata in uno scaffale. Fin da subito sono stati organizzati incontri con i Padri della missione di Lunsar per presentarci e per chiarire la nostra presenza qui come volontari e come ufficio Engim, nonchè la volontà di cominciare una stretta e serena collaborazione nel paese. Siamo stati presentati sia al centro professionale che alla scuola secondaria, e il benvenuto da parte della comunità è stato molto caloroso.
Martedì 13 e mercoledì 14 siamo stati a Freetown, ospitati nella missione dei Padri, per conoscere la realtà della capitale (per tanti aspetti molto più scioccante della zona rurale) e la comunità Giuseppinapresente lì.
Abbiamo avuto un meeting con Padre Augustine, superiore della comunità che ci ha dato il benvenuto e ci ha mostrato le varie strutture educative all’interno della missione. È stata fatta una breve analisi di quella che è la situazione attuale di progetti in corso o “in partenza” (equipaggiamento aula computer, costruzione della hall) e sono state avanzate proposte su altri interventi necessari, da realizzare eventualmente nel futuro (ristrutturazione e sistemazione della scuola primaria). Prima di tornare a Lunsar abbiamo visitato il villaggio di Kent, e visto in loco il progetti realizzati negli scorsi anni a favore dei pescatori della comunità.Tornati a Lunsar, nei giorni successivi abbiamo poi incontrato Rosemary, la quale ci ha brevemente spiegato il funzionamento del sostegno a distanza ENGIM e ci ha affidato il programma delle borse di studio, passaggio necessario e urgentissimo per alleggerire il lavoro di Padre Gianni. Di questo ci siamo occupate nello specifico io e Lavinia, dal momento che era stato deciso che saremmo rimaste a Lunsar. Sono entrambe due attività molto impegnative e che vanno seguite e aggiornate continuamente. Per questo motivo hanno assorbito la maggior parte del tempo di lavoro nelle ultime due settimane, in particolar modo il sostegno allo studio (scholarship). I database su cui abbiamo iniziato a lavorare non erano infatti aggiornati (e ancora adesso abbiamo molti dubbi che lo siano). I bambini e ragazzi che fanno parte del programma sono circa 2000, divisi in 20 scuole, localizzate sia in Lunsar che in numerosi villaggi spesso distanti dalla città. Il compito più urgente è stato quello di distribuire le tesserine identificative precedentemente realizzate da Rosemary e raccogliere le lettere di ringraziamento da spedire ai donatori dell’Associazione di Parma. Durante la distribuzione e l’incontro con i bambini ci siamo resi conto che molte ID card erano sbagliate. I dati anagrafici di molti bambini non sono corretti né aggiornati e in alcuni casi le fotografie non corrispondono. Tanti bambini sono stati esclusi o non risultano negli elenchi nonostante fossero in diritto di ricevere il sostegno e altri ancora sono stati aggiunti senza verificare la loro condizione scolastica. Nel corso degli anni, le persone che si sono periodicamente occupate delle scholarship sono state diverse con diversi metodi organizzativi.
La mancanza di un responsabile unico e continuo ha causato numerose falle nel database, tanto che non esistono le registrazioni dei percorsi scolastici, dei cambiamenti di scuola o di classe. Questo rende tutto molto confuso. Tuttavia, bisogna dire che dato il largo numero di bambini sostenuti e la mancanza di personale impegnato nella gestione (oltre a P. Gianni che è già oberato di lavoro) è oggettivamente difficile seguire anno dopo anno 2000 bambini e tracciarne il percorso. Le scuole dovrebbero annualmente fornire tali dati ma anche le loro liste non sono sempre precise e aggiornate con metodicità. Al di là di queste difficoltà pratiche, ci siamo rese conto di quanto sia necessario sostenere l’educazione di tutti questi bambini nonostante i limiti del caso, a cominciare dalla bassa qualità del servizio educativo che non agevola l’apprendimento scolastico, facendoci dubitare sulla sua effettiva efficacia. Abbiamo personalmente parlato con molti bambini, ci hanno raccontato le loro storie ed è stato subito chiaro che comunque, senza il sostegno, non avrebbero mai potuto permettersi di pagare le tasse scolastiche, i libri di testo e le uniformi.
Allo stesso tempo, siamo entrati anche in contatto e abbiamo cominciato a lavorare insieme al gruppo dell’Agricultural Project, che sovraintende i lavori dei pozzi, dei drying floors, e delle scuole nelle comunità intorno a Lunsar. Abbiamo avuto una riunione iniziale, dove ci siamo presentati e il gruppo di lavoro ci ha messo al corrente di tutte attività che coordina e gestisce nei vari chiefdoms. Siamo stati invitati a partecipare ad alcuni incontri di formazione degli agricoltori locali. Ci è stato spiegato il funzionamento dei SILC groups (Savings and Internal Lending Communities), davvero molto interessante. Abbiamo anche avuto l’opportunità di attendere una seduta. Sono gruppi di donne o agricoltori, precedentemente formati in appositi workshop, che risparmiano mensilmente un certo ammontare di capitale, che resta disponibile durante l’anno per prestiti ai membri del gruppo. Il denaro viene restituito con un tasso di interesse, portando alla crescita del fondo comunitario. Con il responsabile dell’Agricultural Program, Gerald, abbiamo inoltre parlato di quali potrebbero essere gli interventi da sostenere nel futuro, per rinforzare il lavoro che viene svolto e, in un ottica di lungo periodo, rendere il programma sempre più indipendente e localmente gestito. E di lavoro ce n’è tantissimo da fare… Questi gruppi sembrano funzionare davvero molto bene, grazie al lavoro di Padre Mario che ha negli anni formato persone che stanno realmente cambiando le sorti delle proprie comunità, trasferendo migliori tecniche agricole e di gestione del denaro comune.
Ogni giovedì pomeriggio, partecipiamo alle attività ricreative e di gioco che vengono svolte nei cortili della scuola primaria di Mabesseneh. È un momento importante per la comunità, e soprattutto per i giovani e i bambini che ci accolgono sempre con molta gioia. Ci insegnano tante cose tutte le volte che stiamo con loro, sul modo di pensare, di agire e di relazionarsi di questa popolazione. Per tanti aspetti è uno dei miei momenti preferiti. Non mancano poi altri momenti di incontro e relazione con i giovani che gravitano intorno alla missione e con cui, dopo il lavoro, passiamo spesso il tempo a parlare e confrontarci.
Poco alla volta impariamo anche il krio, grazie ad alcuni ragazzi e ragazze che sono diventati nostri amici e settimanalmente ci scrivono su fogli le frasi e i vocaboli che dobbiamo ricordare.
Mi sembra di essermi dilungata molto, avrei molti più dettagli e pensieri, ma magari li tengo per la prossima volta, se mi dite che posso scrivere anche di più!
Per ora vi saluto, buon lavoro e seke seke!