Lucio, Che ambiente hai trovato arrivando in Argentina? Da una parte ci sono state le difficoltà di un progetto presentato cinque anni fa, che andava attualizzato per quanto riguarda gli obiettivi, le attività e il partner in loco, non essendo più in grado l’associazione partner di adempiere agli impegni presi nel momento della redazione del progetto. Quindi un ambiente molto duro e teso, reso ancora più complesso dal sistema burocratico argentino, che rallenta ed immobilizza tutto, nel quale è complicato muoversi. Grazie, però, all’equipe di lavoro che abbiamo formato all’interno dello stesso progetto, e ai padri della Comunità di Cristo Obrero di Villa Soldati, abbiamo superato passo dopo passo tutti i problemi. Il mio incarico, però, non è solo quello di avviare e coordinare un progetto MAE, ma anche quello di considerare la possibilità di stabilire una sede fissa dell’ENGIM nella provincia Argentino Cilena, per essere di maggior ausilio alle comunità Giuseppine del territorio. Quindi, l’altro ambiente nel quale mi sono trovato a lavorare è stato quello dei padri Giuseppini. I primi mesi ho vissuto all’interno della Comunità di Villa Soldati e permettimi di cogliere l’occasione per ringraziare pubblicamente padre Alberto, padre Gustavo e padre Humberto, che mi hanno accolto in modo fraterno e che considero la mia famiglia in Argentina.
Quali sono le difficoltà del tuo lavoro? La difficoltà maggiore è stata quella di doversi inserire in un ambiente del tutto nuovo, cercare di comprendere la mentalità delle persone, codificare i comportamenti e la logica di un paese lontanissimo non solo geograficamente dall’Italia, e di fare da tramite con la sede ENGIM di Roma e con le regole imposte dal Ministero degli Affari Esteri che finanzia il progetto.
Quali sono gli altri progetti dell’ENGIM nella provincia Argentino Cilena? Con le comunità Giuseppine intorno a Buenos Aires (Cristo Obrero di Villa Soldati, Pio XII e la Casa di Formazione di Villa Bosch) siamo riusciti a presentare alcuni progetti di formazione di cui stiamo ancora aspettando i risultati. Sono, poi, cominciati ad arrivare i primi volontari dall’Italia impiegati sia nel progetto “Granja Educativa” che nelle attività sociali dei Giuseppini, ed abbiamo presentato un primo progetto di Servizio Civile sempre per l’area di Buenos Aires.
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Chi fa parte dell'associazione? Abbiamo già trovato molti compagni di viaggio in quest’avventura; fanno parte di ENJOM gli operatori coinvolti nel nostro primo progetto, i padri Giuseppini che vivono e lavorano in argentina e, naturalmente, noi operatori ENGIM. Ora ci stiamo guardando attorno, raccogliendo informazioni, sollecitazioni e forze per definire i nostri prossimi obiettivi.
Pensi che questa esperienza possa essere esportata anche in altri Paesi?Tante caratteristiche di ENJOM saranno sue proprie, ma la nostra idea di partecipazione va decisamente oltre i confini delle nazioni. E siccome la qualità e la forza di una organizzazione dipendono anche dalle energie e dal confronto delle esperienze che si riescono a mettere insieme, la dimensione che più ci si addice è quella internazionale. La nascita di ENJOM sta suscitando curiosità ed interesse, e noi vogliamo convogliare queste attenzioni cercando di far crescere esperienze simili e di collegarle con quelle già presenti negli altri luoghi in cui operano i Giuseppini del Murialdo. Il nostro obiettivo è di fare in modo che queste organizzazioni possano ottenere sul territorio il massimo dei risultati, ma anche di favorire lo scambio di idee e di persone, attivando un secondo livello di condivisione che ci permetta di sentirci tutti parte di un’unica famiglia, con uno stile di lavoro unico, una visione e una missione comune.
Massimo Angeli