Con la partenza ieri di Sebastian Peitta, si completa il gruppo di giovani che sono andati in Albania per seguire il progetto "Long live diversity", un intervento presentato dall’ENGIM nell’ambito del programma della Commissione Europea “Erasmus +”, e che saranno coinvolti in attività di solidarietà nazionale e internazionale a favore dell'inclusione sociale del "diverso", soprattutto minori e giovani poveri, rom e diversamente abili. Lo abbiamo ascoltato per raccogliere le sue aspettative e le sue emozioni alla vigilia del viaggio
QUALI SONO I MOTIVI DI QUESTA SCELTA?
La scelta di partire come volontario per l’Albania fa parte di un percorso di vita che ho iniziato alcuni anni addietro. Abito a Torino vicino Porta Palazzo ed è stato quasi obbligatorio avvicinarmi al mondo dell’immigrazione e delle realtà sociali più disagiate. Avevo percepito il desiderio di dialogo di tante persone e così ho iniziato ad ascoltare le loro storie, così come può fare un amico. In questa maniera mi convinto della necessità di dialogare con le culture diverse dalla nostra per costruire e dei ponti, e con questo spirito mi sono avvicinato al volontariato internazionale.
COME HAI CONOSCIUTO L’ENGIM?
Cercando dei bandi per partecipare al Servizio Civile ho potuto conoscere i progetti dell’ENGIM in giro per il mondo. Ho fatto un colloquio, e vista la mia formazione, mi è stato proposto di partire per l’Albania in Servizio Volontario Europeo.
CHI E’ SEBASTIAN?
Sono un architetto di 28 anni, nato ad Olbia ma trasferito per motivi di studio a Torino a 19 anni. Ma forse sarebbe meglio dire un ragazzo espansivo, capace ed intenzionato ad intessere belle relazioni con le persone, una persona che, comunque, è ancora alla ricerca di se stessa.
QUALI SONO LE TUE ASPETTATIVE RIGUARDO QUESTA ESPERIENZA CHE STAI PER VIVERE?
Posso dire che parto con l’intenzione di vivere quest’anno della mia vita fino in fondo, pronto a dare il massimo di me stesso. Per il resto cerco di non attendermi altro, parto per un mondo ed una cultura che non conosco, meglio andare col cuore sgombro di attese …
E TIMORI NE HAI?
Solo quello di non riuscire nell’impresa di creare buone relazioni con le persone che andrò a conoscere. Siano gli altri volontari, siano le persone del posto. Ripeto, vado perché credo nel valore del dialogo e nella sua importanza nel momento attuale.
IN CONCRETO, DI COSA TI OCCUPERAI IN ALBANIA?
Parto per seguire la ristrutturazione di un teatro a Fier, che dovrà diventare un polo sociale e culturale per i giovani di questa cittadina albanese. Se il progetto sarà approvato curerò anche la realizzazione di un centro per disabili a Patos, altra cittadina del distretto di Fier.
PENSI CHE QUESTA ESPERIENZA POTRA’ TORNARTI UTILE ANCHE PER LA TUA VITA PROFESSIONALE?
Lo spero per davvero. Appena laureato ho lavorato per tre mesi a New York e poi ho collaborato con una Onlus, “Mattone su mattone”, che realizza piccole abitazioni nei Paesi in Via di Sviluppo. Questo per dire che credo nel valore sociale dell’architettura, la quale, per me, dovrebbe soddisfare ad un bisogno primario dell’uomo, quello di avere una casa dignitosa dove vivere. Credo che l’architettura sia un’arte eticamente responsabile, che nasce da domande concrete a cui deve trovare delle risposte altrettanto concrete.