Tante sono le emozioni, positive e negative, vissute in questo primo mese di Servizio Volontario Europeo. L’opera si svolge presso il quartiere Cochapamba, al nord della città in teoria un quartiere benestante, ma che in realtà presenta una realtà multiproblematica e una forte povertà materiale e morale. Non è la povertà dell’Africa. Nessuno muore di fame e non ci sono bambini con la pancia gonfia per qualche strana malattia. È una povertà nascosta, ed è quando entri nelle case della gente ed ascolti le loro storie che allora ti entra dentro, fino all’osso.
Il nostro servizio inizia la mattina alle 9,30 di mattina. Siamo ben voluti dalle signore che lavorano al centro e sempre troviamo la colazione pronta. La mattina la dedichiamo ad attività di dopo scuola, con i bambini che hanno il turno scolastico pomeridiano, impartendo anche lezioni di inglese. Poiché in questa fascia oraria i bambini che frequentano il centro sono pochi dedichiamo il nostro tempo anche ad altre attività. E’ presente una farmacia e un guardaroba, ma il nostro aiuto è marginale poiché c’è del personale addetto. Un attività per la quale ci spendiamo molto è quella della risistemazione dell’orto. È presente un orto abbandonato e ci stiamo adoperando per rimetterlo a posto coinvolgendo anche gli anziani e persone con disabilità mentali. La mattina infatti, il centro ospita le persone più povere a cui viene data la colazione ed il pranzo.La giornata segue con l’accoglienza dei bambini per il servizio mensa e doposcuola. Attraverso le attività cerchiamo non solo di aiutare i bambini, lavoro di per sé già difficile dovuto ai deficit di attenzione e all’iperattività, ma anche di trasmettere valori diversi da quelli cui sono abituati a confrontarsi. Molti bambini provengono da situazioni familiari difficili, con casi di violenza assistita o subita. Il risultato non può che essere lo sviluppo di una condotta violenta e diffidente. Il nostro ruolo è anche quello di trasmettere amore, di accogliere le loro richieste spesso manifestate da gesti di rabbia incontrollata, di mostrare un modo di relazionarsi diverso da quello violento, sebbene a volte risulti molto difficile.
È difficile arrivare in un contesto diverso dal proprio e confrontarsi con la povertà materiale e con metodi pedagogici adottati da chi si prende cura del bambino ben lontani dai nostri. È difficile doversi spogliare delle proprie convinzioni, dei propri modi di pensare e dei propri modi di risolvere i problemi. È difficile fare i conti con il senso di impotenza e con il desiderio di cambiare tutto e subito. Non possiamo pensare di essere ancora una volta noi occidentali a poter “importare” la soluzione migliore a quelli che noi definiamo problemi. La nostra è una presenza umile e silenziosa che deve passare necessariamente per l’accettazione della realtà circostante ancora prima di poter adoperarci e accordarci con la comunità sulle attività da svolgere.
È solo un mese che abbiamo iniziato il nostro servizio e già molte sono le riflessioni fatte. Si spera che alla fine dell’anno si potranno raccogliere buoni frutti per il centro, per i suoi utenti e per noi volontari. Alcune restituzioni già ci sono state. Oggi che è il mio compleanno i bambini mi hanno riempito di cioccolatini, caramelle e bigliettini d’auguri. La cosa più grande che mi potessero regalare è stato il loro affetto, soprattutto in un giorno come questo.
Miriam D’Amato